Trend in crescita del Turismo Sportivo

L’evoluturismo sportivo ciclismo sport invernali mountain bike snowboard zione della pratica turistica e della cultura del benessere

La comunità scientifica internazionale e la società moderna, riconoscono sempre più l’importanza di una costante attività motoria e di una corretta alimentazione, come antico segreto per rimanere in forma, sia fisicamente che mentalmente.

Lo sport, il wellness, sono pratiche in grande espansione e la sensibilità dell’opinione pubblica su questi temi è cresciuta molto negli ultimi anni. Il turismo sportivo da piccola nicchia, stà facendo registrare un trend in continua ascesa, tanto da attirare l’attenzione delle amministrazioni turistiche centrali a livello internazionale.

E’ opinione comune che la “vacanza sportiva” vissuta sia da spettatore, sia da soggetto attivo all’interno di un evento sportivo particolare, può essere un’ottima soluzione per la destagionalizzazione dell’offerta turistica in qualsiasi territorio. I flussi generati dall’indotto possono portare dei benefici a tutta le realtà economiche locali.

Secondo i dati riportati dall’ultima ricerca effettuata dall’Osservatorio sul Turismo Sportivo di Econstat, in Italia la spesa si attesta nel 2007 a 6,3 miliardi di euro per le vacanze sportive. I dati mostrano che nel 73% dei casi studiati sul totale delle presenze legate ad un viaggio sportivo, i turisti praticano lo sport a livello dilettantistico e amatoriale, il 16% per assistere ad eventi e 11% per accompagnare familiari impegnati in modo attivo.

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I numeri parlano chiaro, il mercato genera annualmente 10,7 milioni, con soggiorni per 60 milioni di notti, ovvero quasi il 10% sul totale dell’industri turistica italiana, ed una spesa che si aggira intorno ai 590 euro per singolo viaggiatore. La crescita riscontrata dal comparto, negli ultimi cinque anni è superiore al 10%. (Fonte: Osservatorio Econstat)

La sensibilità a livello internazionale sul tema della pratica sportiva e del wellness, è cresciuta molto nell’ultimo decennio, seguire uno stile di vita sano, sia a tavola che nella pratica sportiva, aiuta al raggiungimento di un equilibrio psico-fisico ed al vero “benessere” inteso come armonia del corpo, dello spirito e dell’anima, concetto alla base delle culture orientali.

La cultura del wellness cresce e con essa crescono i flussi di turisti che viaggiano sia per provare un’esperienza rilassante ma allo stesso tempo attiva, sia per partecipare a manifestazioni sportive dilettantistiche ed agonistiche. L’identikit del turista sportivo è di: traveller tra i 25 e 39 anni, residente nelle grandi città, soprattutto del nord, con un buon grado d’istruzione. Altra nicchia dalle grandi potenzialità, è rappresentata dalle presenze turistiche legate al “turismo sportivo agonistico”, che richiede tutto un indotto dedicato e professionale, dall’organizzazione alla scelta dei singoli servizi che devono rispettare precise esigenze in base alla disciplina praticata.

Il sistema turistico italiano deve puntare alla costruzione di strutture attrezzate e professionali, rispettando standard qualitativi di livello da nord a sud del paese, l’offerta dovrebbe essere omogenea nei servizi, in tutte le regioni italiane, in modo da garantire un trattamento adeguato, soprattutto se i clienti sono professionisti con orari e richieste particolari legate all’attività sportiva.

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Il Bel Paese ha grandi possibilità di sviluppo per questa nicchia, a causa di una serie di fattori strategici, come l’importanza, la partecipazione e la passione riscontrate in Italia nei confronti dello sport, lo dimostrano anche le continue vincite internazionali conquistate dai nostri atleti. Il turismo sportivo inoltre può essere il fattore principale di visita in una delle nostre bellissime regioni, visita che può essere prolungata se abbinata ad un’esperienza enogastronomica o storico-culturale.

La concezione che si deve portare avanti per ottenere dei risultati evidenti in un contesto turistico internazionale, maturo e molto competitivo come quello odierno, è una visione turistica modulabile dove ogni singolo comparto ed ogni singola offerta devono essere studiati per il target individuato, offrendo professionalità e qualità, ma in un’ottica di pratica turistica “macro”, dove il turista esperto può decidere a propria scelta se includere nella propria vacanza una o più esperienze.

Dr. Nicolò Governatori
Consulente per lo sviluppo economico-turistico dei territori (Toring Sport Elite)

L’instabilità della spalla

Quante volte abbiamo sentito le parole instabilità e lussazione… Vediamo, dunque, di approfondire cosa succede alla spalla, quando si manifestano tali situazioni.

Questo articolo vuole esporre – sinteticamente – le principali caratteristiche dei diversi tipi di lussazione della spalla e le strategie oggi utilizzate per la riduzione ed il trattamento di questo evento traumatico.

Che cos’è la lussazione?

E’ la perdita permanente dei rapporti reciproci tra i capi di una articolazione, in questo caso tra testa omerale e cavità glenoidea. In seguito all’evento “lussativo” si ha la lacerazione della capsula articolare e dei legamenti gleno-omerali (tre, distribuiti su un orologio immaginario centrato sulla glena, da ore 13 a ore 15 a ore 18). In base al tipo di lussazione e all’intensità del trauma si hanno lesioni accessorie, tra cui pressoché costante è la presenza della lesione di Hill Sachs, o frattura da impatto della testa omerale sulla glena.

Quanti tipi di lussazione esistono?

Essenzialmente si riconoscono due tipi di instabilità nello sportivo non agonista:

AMBRI: Atraumatic Multidirectional Bilateral Rehabilitation Inferior capsular shift.

Questo quadro clinico si manifesta tipicamente in soggetti giovani affetti dalla cosiddetta lassità costituzionale, caratteristica anatomica definita dalla prevalenza nelle fibre legamentose e tendinee di un collagene più elastico del normale, che rende le articolazioni molto più flessibili (in particolare nelle femmine, l’iperestensione delle dita, dei gomiti, etc).

In questi soggetti, la spalla ha un “gioco” che normalmente è assente (sublussazione), e predispone entrambe le spalle alla lussazione franca anche per traumi di lieve entità. La sublussazione (e quindi la lussazione), inoltre si verifica su 3 dei 4 quadranti dell’articolazione (anteriore, inferiore, posteriore). I soggetti affetti da questo quadro clinico tendono a lussare anche diverse decine di volte, provocando pericolose erosioni dei capi articolari, in particolare della glena, predisponendo ad una artrosi precoce e alla instabilità assoluta della spalla, anche nei comuni gesti della vita quotidiana

TUBS: Traumatic Unilateral Bankart Surgery.

L’acronimo di questo quadro clinico riassume le fondamentali caratteristiche della più classica lussazione che si verifica in soggetti “normali”: esempio classico, sciatore senza episodi precedenti di instabilità, che cade su un gomito. La lussazione in questo caso provoca oltre alla rottura di capsula e legamenti, anche la disinserzione del cercine glenoideo (lesione di Bankart), un bordino fibrocartilagineo che corre come un argine, uno spessore intorno alla glena a contenere la testa omerale.

lussazione spalla tac ecografia lesione body building allenamento AMBRIlussazione spalla tac ecografia lesione body building allenamento TUBS

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Quando operare?

Il trattamento delle lussazioni può essere si a chirurgico che riabilitativo, a seconda del tipo di instabilità e del numero degli episodi. Nel caso delle AMBRI il trattamento riabilitativo rimane il gold standard (seppur inficiato da un’elevata percentuale di recidive), dal momento che la chirurgia in questi pazienti è segnata da un’ elevato numero di fallimenti (per la scarsa qualità dei tessuti da riparare). La riabilitazione prevede il potenziamento degli stabilizzatori attivi della spalla (la cuffia dei rotatori, in particolare del sottoscapolare che rappresenta la barriera anatomica fondamentale, il “muro” anteriore della spalla), con elastici o pesi, in esercizi appropriati.

Il trattamento delle TUBS, al contrario della AMBRI è elettivamente chirurgico, e secondo gli studi internazionali più quotati degli ultimi anni, in particolare il primo episodio di lussazione merita la riparazione chirurgica (in artroscopia) data la elevata percentuale (> 50%) di recidive nel trattamento conservativo. E’ attualmente assai dibattuto il ruolo della chirurgia, in particolare della stabilizzazione artroscopica, in pazienti di età inferiore a 30 anni che abbiano subito una singola lussazione anteriore traumatica.

Il trattamento chirurgico del primo episodio prevede la reinserzione con piccole ancore del cercine e dei legamenti al fine di ritensionare i tessuti lacerati. Nelle lussazioni recidivanti viene invece eseguita una plastica della capsula articolare con accorciamento del tendinesottoscapolare in modo da porre anche in questo caso sotto tensione quella parte di articolazione resa lassa dalle ripetute lussazioni.

Laddove le recidive abbiano provocato erosioni importanti della cavità glenoidea, è possibile trasporre una pasticca ossea prelevata dall’ osso coracoideo (intervento di Latarjet) a rimpiazzare l’osso consumato, incrementando la superficie di contatto tra glena e omero. In tutti i casi il potenziamento muscolare della cuffia dei rotatori è una tappa fondamentale della terapia, senza il quale l’intervento chirurgico ha scarse possibilità di successo.

intervento spalla artroscopia lesione lussazione TUBS AMBRI

 

Dr. Luigi Mossa
Medico Chirurgo specializzando in Ortopedia

Posturologia: che cos’è?

La uomo vitruviano postura benessere posturologo patologie posturali posturologia è la scienza che studia l’atteggiamento abituale, statico e dinamico, dell’uomo e dell’animale, nella neurofisiologia, nella patologia, nella terapia e codifica scientificamente tutte le espressioni del Sistema Posturale Fine.

Attraverso questi studi si è arrivati alla conclusione che esiste una “costante posturale” la quale rappresenta la posizione ideale del corpo nello spazio, in un momento preciso della nostra evoluzione filogenetica.

Ovviamente questa “costante” subisce milioni di sollecitazioni dal mondo in cui viviamo, sollecitazioni che creano nel 90% della popolazione, disturbi del sistema tonico posturale.

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Differenti lavori realizzati da più di un centinaio di anni conducono a considerare il sistema Tonico Posturale come un “insieme strutturato” a entrate multiple, con numerose funzioni complementari: lottare contro la gravita’ e mantenere una stazione eretta, opporsi alle forze esterne, situarci nello spazio-tempo strutturato che ci circonda, permetterci l’equilibrio nel movimento, guidarlo e rinforzarlo.

Per realizzare tutto ciò l’organismo utilizza una serie di esterocettori e propriocettori, tra i primi vi sono i Piedi, i quali se in condizioni patologiche possono essere causa di vari e gravi disturbi del sistema Muscolo-Scheletrico dell’Uomo.

Compito quindi del Posturologo quello di individuare o meglio, prevenire questi disturbi, attraverso una valutazione accurata del paziente che tenga conto delle correlazioni che esistono tra i piedi e il resto della Struttura.

Saluti !

Dr. Gianluca Salernitano
Posturologo e Presidente dell’ associazione italiana posturologi

Il Miele

Prodotto dalle api metabolizzando il nettare dei fiori, è il dolcificante naturale per eccellenza ed un energetico di “pronto impiego” in quanto viene assorbito in pochi minuti senza passare attraverso lunghi e laboriosi processi digestivi.

In commercio si trova miele di diverso tipo, a seconda delle zone geografiche da cui proviene. Infatti, salvo il “millefiori”, il più delle volte il miele assume le peculiari caratteristiche derivanti dal tipo di fiori frequentato dalle api.

Se trattato con processi di pastorizzazione, quindi temperature superiori ai 70° gradi circa, perde gran parte del suo valore biologico.

La scelta dovrebbe tenere conto di alcune caratteristiche visive e organolettiche come: miele grezzo, denso, non liquefatto (salvo liquefazione da temperatura estiva o miele di acacia), con odore pungente, acre e vagamente acido, con sapore ricco di sfumature e retrogusti.

miele transito intestinale veloce post allenamento energia

Appena estratto appare so
Stelvio Beraldo
Maestro di Sportlitamente liquido, denso e vischioso. In seguito, a causa della temperatura ambiente, tende a solidificare (cristallizzazione ad opera del glucosio).

Contiene sali minerali (0.05%) come il magnesio, fosforo, potassio, sodio, calcio, ferro, manganese, zolfo, rame, cobalto, cromo, zinco, nichel, litio, silicio. Inoltre acqua (18%), glucidi (80%), fruttosio (42%), glucosio (45%), maltosio (4%), saccarosio (2.5%), trealosio, proteine (0.6%). Vitamine (3%) del gruppo B (B1, B2, B6), biotina, acido folico, niacina, vitamina A, K e C. Sono presenti anche piccolissime quantità di proteine ed aminoacidi essenziali, ormoni, enzimi e acidi. Non contiene colesterolo.

Il miele possiede ampie proprietà terapeutiche e calmanti. Protegge la mucosa gastrica nelle gastriti, tonifica e calma il sistema nervoso, è coadiuvante nelle malattie respiratorie, disinfetta e cicatrizza le piaghe, aiuta ad eliminare i veleni esogeni ed endogeni come alcool, fumo e additivi chimici. Nelle fasi di accrescimento agisce positivamente nel metabolismo proteico, vitaminico e salino.

Preso al mattino, in quantità controllata, può essere un ottimo integratore nelle discipline sportive che richiedono il continuo controllo del peso corporeo per prevenire eventuali deficit di principi alimentari.

 

Stelvio Beraldo
Maestro di Sport

Il Polline

Elemento maschile del fiore che rimane attaccato alle zampe delle api e da queste impastato con nettare e miele, il polline è tra gli alimenti naturali più concentrati che si conosca. Viene utilizzato dalle api come nutrimento e per produrre la pappa reale.

Contiene proteine e aminoacidi essenziali (20-30%), fruttosio, saccarosio e glucosio (fino al 53%), acidi grassi, vitamine B1, B2, B3, B6, B12, vitamina A ed E, acido pantotenico e nicotinico, rutina, potassio, sodio, calcio, zinco, ferro, rame, manganese, e altri sali minerali, ormoni e acidi nucleici. Contiene anche un particolare enzima che agisce contro i radicali liberi.

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Agisce come antiastenico sul sistema nervoso, come antidepressivo ed euforizzante. Contribuisce al recupero negli stati di convalescenza e dopo la fatica fisica. Aumenta l’appetito e migliora le funzioni intestinali. Va preso preferibilmente al mattino unito a miele e burro.

Può essere un ottimo integratore nelle discipline sportive che richiedono il continuo controllo del peso corporeo per prevenire eventuali deficit di principi alimentari.

Stelvio Beraldo
Maestro di Sport

Riflessioni di fine anno…

Siamo arrivati alla fine dell’anno…In questo 2009 abbiamo sudato e sofferto sotto la ghisa e spesso siamo rimasti insoddisfatti dei risultati. Lo staff di www.bodytraining.it vi invita a scrivere tutte le vostre esperienze nel forum, utilizzandolo – cosi – come mezzo di confronto e partecipazione, per poter capire gli sbagli e migliorare il nostro corpo!

Come consuetudine di ogni fine anno, è bene riflettere su tutto il suo decorso… Qui sotto vi proponiamo una poesia che, secondo noi, è un valido compendio alla riflessione. Buon 2010 e che possa essere l’anno più anabolico per tutti voi!!!

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi e’ infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non
risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita’.

Pablo Neruda

IL SEGRETO DELLA CRESCITA MUSCOLARE

Immagino già i pensieri di molti di voi. I rassegnati: “ma perché, esiste qualche segreto?”, “ne esistono altri al di fuori degli steroidi?”, e ancora “ecco l’ennesima teoria fasulla”…

I possibilisti: ” perbacco, che stavolta io scopra una soluzione al mio annoso stallo?”, “vediamo se mi sorprende oppure si tratta della solita minestra…”. Eccetera. Ma confido nella curiosità dei molti rassegnati e nella fede di pochi possibilisti, in modo che questo articolo venga letto con attenzione da più persone possibile.

Le premesse

Non so a voi, ma a me è capitato tante (troppe) volte di sentir parlare della crescita muscolare come qualcosa di riservato a pochi eletti (vedi genetica) o coraggiosi (vedi doping). Che tristezza! Già, ma per fortuna erano sempre parole dettate dall’ignoranza. L’ignoranza di chi vede la cultura fisica come una pratica da improvvisare, semplicemente ripetendo i movimenti dei più anziani o copiando presunte schede di campioni, chiedendosi al massimo se aumentare serie o ripetizioni (o dosaggi). Per fortuna la realtà è diversa, un po’ scomoda, ma diversa.

John Grimek la nascita del culturismo body building forma estetica

La notizia buona

I risultati sono alla portata di tutti, anche se in misura variabile relativamente a genetiche più o meno favorevoli.

La notizia cattiva

Bisogna trovare l’umiltà ed il coraggio di abbandonare le consuete pratiche, impegnandosi a curare gli aspetti tecnici.

La rivelazione

Sapete, spesso nella vita la soluzione dei problemi sta davanti agli occhi, ma non la si vede mai. Prendiamo, quindi, in esame alcune realtà e facciamo il punto della situazione. A molti di voi, guardando alla TV atleti di certe discipline, sarà capitato di ammirarne la forma fisica e, spesso di invidiarla persino. Pensiero tutt’altro che infrequente: ” ma tu guarda quello… Ed io che mi massacro con allenamenti estenuanti, finalizzati al puro anabolismo, non gli assomiglio nemmeno!”. Ora cerchiamo di ricordare qual’era il tipo di sport da loro praticato.

Fatto? Il 90% di voi avrà pensato ad uno sport in particolare, quello che menzionerò più avanti, tenendovi così incuriositi sulle questioni tecniche. Vi state grattando il capo, nel tentativo di capire il nesso tra tutto ciò e la crescita muscolare? Bene, mantenete alta l’attenzione, perché ci stiamo avvicinando alla “rivelazione”. Quante volte avete sentito parlare di intensità di allenamento? E quanto sudore e sangue avete buttato per applicarla?

Sforzi vani amici!! Vani perché, nel culturismo, non c’è un concetto più frainteso dell’ intensità (comunque necessaria). Ripetizioni forzate (ultramegausate), stripping, rest pause, negative, superset, set giganti, esecuzioni iperlente (2 giorni nella fase concentrica ed una settimana in quella eccentrica), set stellari, serie galattiche etc… Voi non potete nemmeno immaginare quante me ne sono autoinflitte.

Se volete crescere, smettetela di enfatizzare (cosa, come, perché?) la fine della serie e ponete attenzione a ciò che fate mentre la eseguite, perché l’intensità che ci interessa è quella che si produce attraverso l’aumento di tensione sulle fibre, e non quella fatica che fate prolungando e prolungando e forzando e negativando e strippando… Ma come faranno mai i centometristi – era quello lo sport a cui sicuramente avranno pensato il 90% di voi – ad essere così dannatamente ed involontariamente simili ai campioni che ci piacciono tanto?? Provate a riflettere su quanto detto finora e nascerà in voi l’illuminazione.

Il fenomeno

Parlavamo dei centometristi. Voi mi direte: “ma quelli sono così perché si allenano anche con i pesi!”; certo che lo fanno, ma non si sognerebbero mai di eseguire serie portate oltre l’esaurimento, anzi, si fermano prima che esso sopraggiunga. Il risultato è che possiedono una muscolatura densa e consistente, senza nemmeno averla ricercata. Se vi sottoponete a serie forzatamente prolungate, non fate altro che costringere il corpo ad adattarsi ad un tipo di sforzo di media intensità, protratta oltre le momentanee capacità, mettendovi quindi nei panni di un duecentometrista.

E se quello che chiamate “stallo” o “sovrallenamento”, non fosse altro che un giusto adattamento del corpo ad un errato approccio? Magari il vostro corpo ha meno colpe di quante gliene abbiate attribuite finora… Hey, se lavorate costantemente in modo simile ai duecentometristi, prima o poi anche il vostro corpo sarà simile al loro! Se qualcuno di voi adesso sta rabbrividendo, è assolutamente normale. Provate ora a riconsiderare il concetto di intensità, questa volta però in funzione di quanto detto finora: il più possibile, in meno tempo possibile.

Nei 100 m. piani, la ricerca di un aumento della velocità, sottopone gli atleti ad una tensione molto forte sulle fibre muscolari; quindi il loro allenamento è finalizzato da un lato ad incrementare la capacità di reclutamento delle unità motorie e, dall’altro, a sviluppare nuovo tessuto. Ora, la prima di queste due cose ci interessa relativamente, ma l’ultima, invece, credo parecchio.

L’applicazione

Dovreste eseguire le serie curandone la tecnica, con movimenti controllati ma esplosivi, esercitando una tensione continua ed evitando poi il cedimento. Considerate anche che non è molto importante il numero delle ripetizioni, ma la durata della tensione; diciamo che, a seconda del tipo di fibre che prevalgono nel nostro corpo, si dovrebbero fare serie che vanno da 4 a 12 ripetizioni con tempi di tensione da 10 a 30 secondi. La domanda naturale che credo vi stia sorgendo ora sia questa: “Ok, ma come fare per assicurarmi una crescita costante nel tempo?”. La risposta ovvia è: curatevi di applicare una tensione progressiva sulle vostre fibre! Come? Beh, ma attraverso dei piccoli (e sottolineo, piccoli) e costanti incrementi di carico sugli attrezzi! Invece, riguardo al volume di lavoro, vi posso assicurare che non vi serviranno molte serie perché si ottenga un ottimo stimolo. Fate attenzione a quello che chiamate “riscaldamento”, che in realtà sarà un adattamento, il quale vi porterà ad usare i carichi più consistenti dalle prime serie ed in tutta sicurezza.

Cosa?? Non sapevate che i carichi maggiori vanno usati quando siete nel pieno delle vostre capacità e non dopo che vi siete condizionati con delle prime serie da 10 – 12 reps (si, certo, quel famoso piramidale…) ?? Beh, non è mai troppo tardi per imparare cose interessanti. Ora facciamo un esempio. Se doveste eseguire la prima vera serie di panca orizzontale con 100 kg per 6 reps, fate una prima serie leggera con 30 kg per 10 reps, poi ne farete una con 60 kg per 5 reps, poi un’altra ancora con 90 kg per 2 sole reps; così sarete pronti per quella prima e difficile serie “anabolica”.

Tenete i tempi di recupero tra le serie, a seconda che abbiate più o meno fibre bianche (quelle bianche hanno bisogno di più recupero), tra i 2 ed i 5 minuti. Per quanto concerne il volume di lavoro, nei primi mesi vi suggerisco di non fare più di 6 – 7 serie in totale per gruppo muscolare, mentre man mano che i carichi diventeranno consistenti e, le vostre esecuzioni sempre più efficaci, dovreste ridurle anche fino a 3 – 4. I tempi di recupero tra gli allenamenti dello stesso gruppo, saranno di almeno 7 giorni, mentre la frequenza delle sedute non dovrà superare i 3 giorni a settimana.

Le ragioni

Facciamo un po’ di semplice ma necessaria fisiologia. I nostri muscoli, sono composti di fibre rosse, intermedie e bianche. Le rosse hanno caratteristiche poco interessanti per noi, in quanto dotate di scarsa capacità ipertrofica ed alta in resistenza. Esse possiedono una buona capillarizzazione, dalla quale ricevono quella consistente quantità di ossigeno necessario al loro metabolismo aerobico. Le intermedie cominciano ad interessarci un po’ di più, perché si ipertrofizzano abbastanza ed hanno anche capacità di conversione in quelle “adorate” bianche, oltre che in quelle rosse. Esse sfruttano sia il metabolismo glicolitico-anaerobico lattacido che quello precedente ossidativo-aerobico.

Le bianche, sono quelle che dovremmo curare di più, in quanto capaci di ottima risposta in crescita e di prestazioni in forza e velocità. Il loro metabolismo è quello fosfageno-anaerobico alattacido (e sottolineo, ALATTACIDO). Ho sottolineato la parola “alattacido”, perché vedo troppo spesso insistere in serie “allungate” nonostante l’intervento dell’acido lattico e questo vi porta lontano dalla reazione che vi aspettate dal vostro corpo. Certo, la presenza di acido lattico ha anche i suoi lati positivi (stimolo alla produzione di GH, masochistica sensazione di appagamento per il bruciore…), ma non è necessario “flagellare” i vostri muscoli perché esso arrivi in quantità sufficienti. A questo punto, potete intuire cosa dovrebbe spingervi ad allenarvi con il sistema in esame.

Se le fibre con maggior capacità di crescita sono le bianche e, se nelle serie a conduzione non esplosiva e prolungata si usano le intermedie (costrette anche ad imitare le rosse, quindi a trasformarcisi un poco), cosa vi fa credere di poter ottenere un buon anabolismo se continuate a fare i “duecentometristi”? Quando non fate addirittura i quattrocentometristi…

Le conclusioni

Alla luce di quanto detto finora, potete capire perché, nel culturismo, l’errore comune è quello di credere che la crescita sia ad esclusivo appannaggio di pochi dotati o di molti dopati. In ambedue i casi, si tratta di qualcuno in grado di tollerare gli effetti di un approccio tanto errato quanto eccessivo, ottenendo comunque una buona risposta anabolica. Vi garantisco che, per quanto incredibile possa sembrarvi, questa è la pura verità.

Buon allenamento… E buona crescita ragazzi!

Massimo Storto
Personal Trainer, Preparatore Atletico

Il metodo EDT

Charles Staley qualche anno fa ha creato un modo di allenarsi in poco tempo con un circuito che, secondo Staley garantisce la perdita del 3% di massa grassa al mese senza variare le proprie abitudini alimentari.

Il sistema consiste in un allenamento che dura 30 minuti a sessione, volendo si può aggiungere ulteriori 15 minuti, ma già i primi 30 minuti, se fatti bene sono sufficientemente duri per allungare di altri 15 minuti l’agonia.

Le sedute allenanti, come in qualsiasi altro tipo di allenamento, dipendono molto dal grado di allenamento della persona. Diciamo che non dovrebbero essere meno di 3 e non più di 4 alla settimana, con 1 o 2 giorni di pausa tra gli allenamenti. Il metodo originale prevedeva un lavoro su macchine isotoniche, anzi, consigliava un lavoro su queste macchine perché, gli esercizi multiarticolari potevano risultare pericolosi verso la fine della sessione, quando, la fatica poteva annebbiare la tecnica di esecuzione.

Ovviamente nel nostro caso, non ci sogneremmo nemmeno di fare la stessa cosa, il nostro principio è di usare sempre il nostro corpo senza che una macchina, che tra l’altro non seguirà mai perfettamente la vostra fisiologia, ci aiuti, nonostante questo ci raccomandiamo di non usare esercizi di cui non si ha la piena padronanza con un tipo di circuito così faticoso.

L’idea di Charles è di creare un programma con un carico di lavoro notevole senza però accumulare troppo acido lattico nel distretto. Ovvero se io facessi 100 squat consecutivi arriverei ad un certo punto, molto prima del mio obbiettivo, che i crampi o la fatica mi fermerebbero. Alternando due distretti muscolari, preferibilmente lontani tra loro o antagonisti questa situazione verrà evitata o comunque attenuata.

Cercando di essere schematici, il sistema si sviluppa così:

Due set da 15 minuti; due esercizi di distretti muscolari antagonisti o comunque lontani tra loro che abbiano un intensità simile (non abbinate pull up con push up, troppo duro il primo rispetto al secondo); si cerca di fare il maggior numero di ripetizioni di entrambi gli esercizi in egual numero. Si annotano quante ripetizioni si sono fatte nei 15 minuti e ogni sessione allenante si cerca di migliorare il proprio record. Stop

Questo metodo può essere usato sia per fare massa, forza o definizione, basta utilizzare carichi e pause diverse per i diversi obbiettivi.

Ecco degli esempi concreti per i vari allenamenti:

FORZA

Come tutti sanno, o quasi, per sviluppare forza è necessario eseguire poche ripetizioni con pesi sub-massimali. Applicato a questo metodo, inizieremo con due esercizi particolarmente impegnativi o con carichi tra l’80 e il 90% facendo al max 5 ripetizioni per esercizio che cominceranno a scendere sino ad arrivare anche a singole ripetizioni. L’importante è che i due esercizi regrediscano di pari passo come numero di ripetizioni.

Qui un esempio di video con esercizi funzionali

MASSA

Tutto come sopra, semplicemente le ripetizioni aumentano fino ad un massimo di 10 ed i carichi scendono tra il 70 e l’ 80% o gli esercizi diventano più facili e diminuiranno anche fino ad arrivare a 1 ripetizione per esercizio quando sarete molto stanchi verso la fine, purché il decremento vada di pari passo. Usate esercizi e carichi di pari intensità per avere una diminuzione di ripetizioni in entrambi.

Anche in questo caso abbiamo inserito un video dimostrativo con un paio di esercizi di esempio

DEFINIZIONE

Anche in questo caso cambiano solo il numero delle ripetizioni partendo da 15 per esercizio e alleggerendo i carichi fino a un 50% del proprio massimale o la difficoltà degli esercizi, e anche in questo caso, man mano che la fatica aumenta potete diminuire il numero di ripetizioni.

Ed ecco il video relativo

Ovviamente la gamma degli esercizi da applicare a questo metodo, sarebbe l’ideale svolgerne 4 che vadano a stimolare tutto il corpo visto che non si avrà la possibilità di eseguire altre sedute di allenamento mentre si svolge questo programma.

Ecco un esempio di 4 esercizi che potrebbero andare bene per una seduta di definizione:

SEDUTA ALLENANTE TIPO DA SVOLGERE 3-4 VOLTE ALLA SETTIMANA

1° set da 15 minuti: distensioni sulle braccia – trazione alla sbarra con piedi appoggiati a terra e corpo inclinato

2° set da 15 minuti: squat – truster (1/4 di squat con spinta del bilanciere sopra la testa come si vede nel video n° 1)

Contate le ripetizioni e cercate di superare il vostro record di ogni sessione precedente. Quando supererete del 15-20% il numero di ripetizioni della prima sessione, aumentate i carichi del 5% e ricominciate. Un ultimo accorgimento, se durante i 15 minuti il numero di ripetizioni non scende è perché il carico scelto è troppo basso.

Buon lavoro!

 

FTK Staff

Primo Natale!

Per bodytraining.it è giunto il primo Natale e, con grande soddisfazione per i risultati raggiunti, lo Staff ringrazia voi utenti che ci supportate e consigliate ogni giorno.

In questa occasione vi auguriamo, ovunque voi siate, che la gioia e la felicità di questi giorni possa riempire i vostri cuori…

Buon Natale!

Pre e Post – Affaticamento (introduzione al metodo)

Pre – Affaticamento

Con il metodo del pre-affaticamento si va ad eseguire un esercizio (o anche due) prima della serie principale.

Tale primo esercizio, che sarà – di norma – un complementare rispetto al successivo fondamentale, servirà appunto per pre-affaticare il muscolo che si intende coinvolgere in maniera più intensa.

Alcuni esempi:

      • Croci ai cavi eseguite prima delle Distensioni su panca piana
      • Dorsey machine prima delle Trazioni alla sbarra a corpo libero
      • Alzate laterali prima del Lento avanti/dietro con bilanciere
      • Curl concentrato con manubrio prima del Curl in piedi con bilanciere
      • Concentrato tricipite con manubrio prima del French press con bilanciere
      • Leg extension prima dello Squat o Hack squat
      • Leg curl prima degli Stacchi a gambe tese
      • Saltelli con corda sulle punte prima del Calf machine in piedi

 

Post – Affaticamento

Il metodo del post-affaticamento si mette in atto -di norma – allorquando non si sia riusciti ad affaticare adeguatamente il muscolo interessato con l’esercizio fondamentale. Anche in tal caso, come nel pre-affaticamento, l’esercizio che si andrà ad eseguire a prolungamento del primo, sarà un complementare.

Alcuni esempi:

    • Croci ai cavi eseguite dopo le Distensioni su panca piana
    • Dorsey machine dopo le Trazioni alla sbarra a corpo libero
    • Alzate laterali dopo il Lento avanti/dietro con bilanciere
    • Curl concentrato con manubrio dopo il Curl in piedi con bilanciere
    • Concentrato tricipite con manubrio dopo il French press con bilanciere
    • Leg extension dopo Squat o Hack squat
    • Leg curl dopo gli Stacchi a gambe tese
    • Saltelli con corda sulle punte dopo il Calf machine in piedi

Lucia Locurcio