La dieta dello sportivo (seconda parte)

Lo sportivo può eccedere nel consumo di carboidrati?

No, poiché superare la percentuale del 55 – 60% di zuccheri con l’apporto calorico complessivo comporta disturbi digestivi (meteorismo, costipazione o diarrea, dolori addominali), riduzione dell’appetito e possibile carenza dell’apporto di calcio.

In che quantità lo sportivo deve assumere le vitamine?

Sono sufficienti le normali quantità di vitamine ricavabili da una dieta adeguata e variata (Tabella 6). Il fabbisogno vitaminico dello sportivo è praticamente uguale al fabbisogno di chi non pratica sport.

 

Carenze vitaminiche negli atleti non si riscontrano praticamente mai e assumere elevate quantità di vitamine significa sprecare denaro (è un modo costoso per aumentare il contenuto di vitamine nelle urine), rischiando fenomeni di accumulo di vitamine liposolubili (vitamine A, D, E, K).
Per ciò che riguarda gli integratori minerali, molti sportivi ne fanno uso, ma è preferibile cercare negli alimenti e non negli integratori ciò di cui l’organismo ha bisogno (Tabella 7).

Quali bevande sono più adatte allo sportivo?

Tutti gli sportivi devono prestare molta attenzione al proprio fabbisogno di acqua. Nei periodi di allenamento intenso l’apporto consigliato è di 50 ml/kg ed è utile bere sia durante l’allenamento sia durante le gare (200 ml di acqua o glucosio al 2,5 10% ogni 15 minuti a piccoli sorsi). L’acqua è la bevanda migliore per gli sportivi. L’integrazione con zuccheri, vitamine e minerali è secondaria. Perciò, è bene dare la precedenza all’acqua o alle bevande con meno del 10% di zucchero e sali. È sbagliato, al termine di un allenamento o di una gara, sciogliere diversi cucchiaini di zucchero o di presunti energetici, magari in una spremuta di frutta già ricca di zuccheri naturali. In questo modo si ritarda notevolmente la reidratazione. Attenti anche a non esagerare con le bevande analcoliche a base di cola, che hanno un discreto contenuto di caffeina, o con altre bevande arricchite di zucchero e quindi troppo ricche di calorie (Tabella 8).
È superfluo ricordare che fino al completamento dello sviluppo fisico è proibita qualsiasi bevanda alcolica, anche quelle a bassa gradazione come la birra.

 

VEDI ANCHE:

La dieta dello sportivo (prima parte)
La dieta dello sportivo (terza parte)
La dieta dello sportivo (quarta parte)

A cura di SPORT & MEDICINA
www.sportmedicina.com
Autore: Dr. Giorgio Pitzalis
Specialista in Pediatria e Scienze dell’ Alimentazione

La dieta dello sportivo (prima parte)

È nota a tutti l’importanza di una buona alimentazione per mantenere sano il nostro organismo e farlo funzionare al meglio. Se questo è valido per qualsiasi persona “normale”, con una vita più o meno sedentaria, ancor di più lo è per coloro che praticano uno sport.

Per lo sportivo, infatti, l’alimentazione riveste un ruolo determinante ed è utile conoscere quali sono gli alimenti funzionali alla sua attività e in quali quantità e modalità deve assumerli per poterne trarre tutti i benefici possibili.

Svolgere un’attività fisica, infatti, comporta inevitabilmente un aumento del dispendio energetico (Tabella 1).

Di solito chi pratica uno sport si allena in media 2‑3 volte a settimana, per una durata massima di 2 ore circa. Un’attività fisica di questa entità non comporta quasi mai un fabbisogno energetico aggiuntivo, né tanto meno richiede particolari aggiustamenti della razione alimentare. A maggior ragione, in questi casi non vi è alcuna necessità di ricorrere a prodotti dietetici particolari o a integra­tori alimentari. Anzi, nel caso in cui le entrate siano sistematicamente superiori alle uscite si può ingrassare anche in periodo di pieno allenamento. Se nel dopo‑sport vengono commessi errori alimentari, infatti, praticare un’attività sportiva non mette al riparo da un possibile incremento del peso. Per fare un esempio, una lezione di nuoto (40 minuti) comporta un consumo calorico medio di 160 kcal. Il successivo appuntamento al bar (1 toast = 270 kcal + 200 ml di succo di frutta = 112 kcal + 1 ovetto di cioccolato = 110 kcal) assicura 492 kcal. A ogni nuotata, si “guadagnano” 332 kcal e al termine della stagione sportiva il peso può aumentare di 3 kg.

Cosa deve mangiare lo sportivo?
Lo sportivo può e deve mangiare abitualmente di tutto. Le quantità saranno proporzionali al tipo di attività fisica che svolge. Inutile dire che quando l’attività fisica rallenta o cessa del tutto, è bene che l’ex‑atleta riduca proporzionalmente i suoi consumi alimentari, adeguandoli alle nuove abitudini.

Esistono alimenti più importanti di altri per l’atleta?
Tutti gli sportivi dovrebbero imparare che i cibi “speciali”, ossia gli integratori e quant’altro la pubblicità propone in materia, non aggiungono nulla di veramente utile alla “normale” alimentazione. Una dieta variata, composta dai normali cibi scelti fra i diversi gruppi alimentari, fornisce un’adeguata quantità di vitamine e minerali. È vero che mangiando male qualsiasi atleta peggiora il suo rendimento ma non esistono alimenti “magici” capaci di migliorare le prestazioni fisiche oltre quello che possiamo attenderci dalle nostre caratteristiche personali e soprattutto dall’allenamento.

L’atleta ha bisogno di quantità extra di proteine o grassi?
No. L’apporto medio di 1,1 ‑ 1,5 grammi/kg di proteine è sufficiente a mantenere il perfetto funzionamento delle masse muscolari; per coloro che svolgono attività agonistica, la dose giornaliera consigliata può salire fino a 1,7 grammi per ogni kg di peso corporeo. Alimenti proteici poveri di grassi sono: latte scremato, yogurt, carne magra, pesce, legumi, soia. Anche per i grassi è necessario evitare eccessi e conservare il giusto rapporto tra grassi animali e grassi vegetali. Nelle Tabelle 2 ‑ 4 sono riportati gli alimenti con maggior contenuto di acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi (acidi grassi essenziali).

L’apporto lipidico complessivo ritenuto ottimale deve essere pari al 35‑40% delle calorie totale assunte in età pediatrica, fino al 30% nell’adolescenza e il 25% nell’età adulta.
Occorre prestare particolare attenzione ai lipidi di origine animale che, se assunti in quantità non controllate, apportano, seppur in diversa misura, un aumento dei livelli di colesterolo. In Tabella 5 sono mostrati gli alimenti a maggior contenuto di colesterolo. Anche per lo sportivo, il livello di assunzione quotidiano raccomandato è 300 mg di colesterolo nell’adulto e 100 mg/1000 kcal nel bambino.

 

VEDI ANCHE:

La dieta dello sportivo (seconda parte)
La dieta dello sportivo (terza parte)
La dieta dello sportivo (quarta parte)

A cura di SPORT & MEDICINA
www.sportmedicina.com
Autore: Dr. Giorgio Pitzalis
Specialista in Pediatria e Scienze dell’ Alimentazione

Lo stato metabolico aerobico “maldistribuito”

In questi ultimi anni si sono verificate importanti scoperte in campo scientifico che consentono una migliore metodologia applicativa in alcune attività sportive di rilievo.

Secondo il Professor Pietro Enrico di Prampero dell’Università di Udine, un’importante esperienza scientifica riguarda la cosiddetta soglia anaerobica, vale a dire un livello metabolico di esercizio fisico che corrisponde ad una concentrazione di 4 millimo/litro di lattato nel sangue.

Una definizione, questa, che però non risulta corretta poiché nell’allenamento il lattato si stabilizza a volte ad un livello di 5, 6, 7 mill/l. In questa situazione si può anche non determinare una condizione di anaerobiosi (il termine corretto dovrebbe essere ipoaerobioosi, poiché l’ossigeno c’è ma in quantità insufficiente) in quanto la concentrazione del lattato prodotto non aumenta grazie all’attività delle fibre muscolari iperaerobiche (rapporto ATP/ossigeno =5,66). Nonostante la produzione metabolica di lattato, l’organismo si trova quindi in una seconda condizione di aerobiosi, definita “maldistribuita” per distinguerla da quella classica che non conduce all’esaurimento e che è sostenuta anche dall’attività di fibre muscolari ipoaerobiche (rapporto ATP/ossigeno = 6,66) che costituiscono l’anello debole della catena che induce l’insorgenza della fatica.

Tali fibre depauperano le loro riserve energetiche di glicogeno ad un ritmo straordinariamente veloce con evidenti modificazioni peggiorative della prestazione muscolare (diminuzione della velocità, arresto dell’allenamento o della gara). Dal punto di vista metodologico è quindi necessario sviluppare al massimo tramite l’allenamento fisiologico la condizione aerobica classica per evitare di avere alte concentrazioni anche se costanti di lattato nel sangue da 2 o 3 a 8 millimoli/l. Per chi pratica uno sport a qualsiasi livello è importante conoscere questa situazione fisiologica proprio per evitare l’interruzione dell’allenamento a causa dell’insorgenza della fatica. Ricapitolando, si può affermare che è sbagliato pensare che un esercizio fisico è aerobico quando è sotto i 4 millimoli di acido lattico e anaerobico quando è al di sopra dei 4 millimoli.

Una seconda situazione metabolica aerobica può essere generata anche se ci si trova nella condizione oltre i 4 millimoli nel sangue, purché la concentrazione di lattato rimanga costante. Le conseguenze di tutto ciò a livello pratico sono: una corretta attività motoria sia per chi pratica sport individualmente, sia per coloro che seguono corsi in palestra. Per determinare correttamente il dispendio energetico globale si dovrebbe valutare non solo il consumo di ossigeno, ma anche l’accumulo di lattato (equivalente energetico uguale a 3 ml di ossigeno per mmol. di lattato accumulato per kg di peso corporeo).

 

 

Ginetto Bovo
Dr. in scienze motorie, docente di educazione fisica

Innovative exercise cure and preventing cancer

Lo sport e, più in generale, l’ attività fisica a qualsiasi livello praticata, è in grado – grazie a recenti ricerche – di prevenire molte patologie che affliggono l’essere umano.

La pratica costante del movimento, infatti, aiuta il nostro organismo a combattere l’azione negativa dei radicali liberi.Per questo motivo Bodytraining.it vuole promuovere un importante evento che, fra l’altro, è il primo nel suo genere e si terrà proprio in Italia:


Innovative exercise cure and preventing cancer.

Promoting life.

Project “Laura Sperandio”: Starting a Prevention Public Institutional Sports System in Europe


Preliminary (Draft) Programme

1st European Conference on

The innovative physical activity in cancer: 1 year after. Focus on mitosis (primary prevention) and apoptosis (therapy)

Castagnaro, November 6 -7th 2009

 

Primary prevention: number of tumoral cells from 0 to 2 (transforming neoplastic phase).

Therapy means that the tumoral cells must be killed by the effects of an appropriate (innovative) programme of physical activity

Speakers: Outstanding world wide recognized scientists.

Target Audience: European sport Ministers, European Commissioner of sport, Sport assessors at local, regional and provincial level, civil society, sport sciences doctors, members of the sport sector of the Council of Europe, interested members of the EU and Naztional Parliaments, interested policy makers and health organizations, EU Project leaders on Nutrition and Physical Activity, members of the EU Working Group on Sport and Health and Health-Enhancing Physical Acivity (HEPA) Network and ECEH (WHO European Centre for Environment and Health, health profesionals.

Scientific and organizing secretary: Promoting body: Municipality of Castagnaro

G. Bovo

bovoginetto@yahoo.it

http://bovoginetto.altervista.org/

 

EUROPEAN CHAMPAIGN FOR THE INNOVATIVE PHYSICAL ACTIVITY APPLIED TO THE PRIMARY PREVENTION AND THERAPY OF CANCER

Giornata mondiale contro l’Alzheimer

Il binomio sport e salute è il motore trainante di Bodytraining.it e, in virtù di questa caratteristica, il nostro Staff si impegna a diffondere una corretta educazione allo sport ed a tutti i benefici che da esso derivano.

Riteniamo doveroso promuovere ogni iniziativa/manifestazione che consideri di vitale importanza la salute che l’attività fisica può donarci e, con grande piacere, vogliamo dare risalto a questo evento da noi ritenuto di grande importanza:

Lunedì, 21 Settembre 2009

Giornata Mondiale contro l’Alzheimer

Castagnaro (VR) – Sala Ex Consorzio – Ore 21

Progetto “Laura Sperandio”: Attivazione del sistema Sportivo Pubblico istituzionale in Italiia

Presentazione a cura di J.Modenese, assessore allo sport

Speakers: G. Bovo e altri

Alzheimer: dalla Diagnosi Precoce alla Prevenzione Primaria Precoce tramite l’Attività Fisica Innovativa (E/t, Kcal sessione, C, fattori molecolari di rischio e di protezione).

 

Destinatari

Società civile, co-titolari del sistema sportivo pubblico di indirizzo preventivo (Commissario europeo allo sport, Sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio, Assessori comunali, provinciali e regionali allo sport), studenti e laureati in scienze motorie.

Europe and Castagnaro against Alzheimer’s Disease

LA CONFERENZA E’ ISPIRATA AI PRINCIPI DEL PROGETTO “NON SOLO FANNULLONI!” DEL MINISTERO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E L’INNOVAZIONE

L’importanza della Match Analysis negli sport individuali

Al termine di importanti gare sportive spesso, in tv, tramite griglie di informazioni statistiche, si prende atto di diversi aspetti del gioco tramite la c.d. “match analysis”. Essa viene regolarmente realizzata per sport come il calcio, il basket, la pallavolo etc…, Giochi di squadra quindi, dove, però, in molti casi, il comportamento di un singolo giocatore non influisce tanto pesantemente sul risultato finale.

Ed infatti, se negli sport “collettivi” un atleta, pur giocando al 50 % del suo massimo, potrebbe portare alla vittoria l’intera propria squadra, lo stesso non avviene negli sport “individuali” come il tennis, dove il comportamento del singolo atleta è di importanza fondamentale per l’esito della partita.

Alcuni punti piuttosto specifici di questa analisi, ad un occhio inesperto, possono apparire irrilevanti al fine del risultato, ma è lecito affermare – invece – che tutte le informazioni presenti sono fondamentali per l’andamento di un match e sono una mappa completa e particolareggiata, per gli allenatori, su cui riflettere e da cui estrapolare quali e quanti siano stati i punti di forza e – parallelamente – quelli deboli, dei propri atleti. L’allenatore, infatti, ha il compito di costruire attorno ad un atleta un allenamento personalizzato e specifico che sia il più produttivo possibile e che vada a potenziare i punti in cui il singolo individuo è più forte, modificando e correggendo, per contro, quelli in cui si è più carenti. Un buon allenatore, in sostanza, deve modellare su ciascun atleta tecniche e tattiche individuali. Appare evidente, infatti, che un allenamento che ha plasmato un grande campione non necessariamente darà gli stessi risultati ove somministrato ad un altro atleta!Questo discorso, posto in essere per atleti di alto livello, può essere sviluppato anche per quelli di livello inferiore. A maggior ragione, gli atleti in erba, hanno bisogno di affinarsi nella tecnica e di sviluppare al meglio le proprie potenzialità. Attraverso questo tipo di analisi è, quindi, possibile essere più specifici e far sì che un allenamento sia più produttivo ed eviti lavori inutili e controproducenti. In questo modo si potrà studiare, in linea di massima, cosa, durante lo sviluppo sportivo di un atleta, si deve andare a potenziare e cosa, invece, si dovrà correggere, nell’allenamento individualizzato. Si cercherà di ottenere, in tal modo, un’ottimizzazione degli allenamenti che verteranno, così, su aspetti più specifici della preparazione relativa ad ogni singolo atleta.

Interessante è l’applicazione della match analysis nel body building su esercizi di base come squat, panca piana, stacchi da terra etc., poiché il rilevamento di tutte le componenti del gesto atletico implicano direttamente il carico finale e la corretta esecuzione dell’esercizio in questione.


Cristina Mezzanotte

Dr.ssa in scienze motorie

La Respirazione

L’organismo umano, per vivere, necessita di ossigeno e di energia. Da tali processi ne derivano altri, con complesse interazioni che creano una reazione tra l’ossigeno ed i substrati chimici alimentari.

Quando nell’organismo si ha una combinazione tra carbonio ed ossigeno si sviluppa, in seguito, calore ed anidride carbonica. Questo processo, detto “di combustione”, è, come molti altri, indispensabile per la vita, a patto che un organismo riesca ad interagire con l’esterno.

Nel caso della combustione organica l’organismo deve assumere ossigeno che si trova nell’ambiente esterno ed in seguito deve essere in grado di espellere l’anidride carbonica, quale sottoprodotto di scarto.

L’apparato adibito all’immissione di ossigeno ed all’eliminazione di anidride carbonica all’esterno dell’organismo, per avviare il processo di combustione, è costituito dai polmoni. Questi ultimi, però, non lavorano soli. Ed infatti il sangue è il veicolo che, assieme ai polmoni, trasporta l’ossigeno e scarta l’anidride carbonica. Da non dimenticare, in questo processo, che il sangue si muove grazie alla fondamentale azione cardiaca, tanto che, un arresto cardiaco, comporta immediatamente anche un arresto respiratorio. Il sangue, grazie al cuore, trasporta ossigeno a tutti i distretti del nostro corpo e porta via l’anidride carbonica che si è creata nei processi ossidativi. Tutto questo avviene in ogni cellula con il nome di “respirazione cellulare”. Per quanto riguarda i processi gassosi tra aria e sangue, i polmoni sono il luogo ove queste fasi avvengono. Questi processi si chiamano EMATOSI.

Analizzando meccanicamente la respirazione possiamo dividerla in 4 fasi:

1 In questa fase primaria, detta di VENTILAZIONE, si ha uno scambio d’aria tra atmosfera e alveoli. In questo primo step vi è dell’aria che entra ed esce dai polmoni. L’aria, distribuendosi nei polmoni sempre in grande volume, va mantenuta costante, al fine di poterla distribuire egualmente all’interno dei milioni di alveoli ivi presenti.

2 Nella fase di DIFFUSIONE si ha uno scambio di ossigeno ed anidride carbonica tra aria alveolare ed i capillari polmonari. Proprio grazie alla fase di diffusione si può notare quanto il flusso sanguigno polmonare sia importante per la distribuzione di ossigeno.

3 Grazie al sangue si ha un trasporto di ossigeno ed anidride carbonica. L’importanza di questa fase sta proprio nel rappresentare un collegamento (TRASPORTO FUNZIONALE) tra il sistema cardiovascolare e quello respiratorio.

4 Ultima e non meno importante fase è quella dello scambio attivo tra sangue e tessuti di ossigeno ed anidride carbonica (grazie al sangue che scorre lungo i capillari tissutali). Questa fase avviene per diffusione e rappresenta il ciclo finale di ventilazione.

 

Meccanicamente l’aria segue questo percorso:

  • NASO O BOCCA
  • LARINGE
  • FARINGE
  • TRACHEA
  • BRONCHI
  • BRONCHIOLI

 

I polmoni, grazie alle loro proprietà elastiche, possono espandersi e contrarsi. All’espansione corrisponde un’immissione di aria al loro interno, mentre, alla contrazione, corrisponde l’espulsione dell’aria in essi presente. L’associazione di espansione e contrazione prende il nome di ATTO RESPIRATORIO, composto da due fasi, dette di “inspirazione ed espirazione”.

INSPIRAZIONE: in questa fase si ha un aumento del volume della capacità toracica causato dalla contrazione dei muscoli inspiratori ( DIAFRAMMA E INTERCOSTALI ESTERNI ), come il DIAFRAMMA, primo per importanza nella respirazione. La sua funzione è quella di abbassarsi quando si contrae, in tal modo aumentando la capacità toracica e permettendo un maggior afflusso di aria nei polmoni. Diversamente, gli INTERCOSTALI ESTERNI causano un innalzamento ed uno spostamento delle costole grazie alla contrazione, anche loro in tal modo contribuendo ad un aumento toracico, assieme al diaframma.

ESPIRAZIONE: avviene del tutto involontariamente poiché consiste nel rilascio del diaframma e degli intercostali esterni che fanno ritornare al volume iniziale la gabbia toracica.

Raffigurazione del muscolo diaframma

Raffigurazione della gabbia toracica

 

In generale un atto respiratorio normale riesce a catturare circa 500ml di aria, ma questo volume, se sotto sforzo o per necessità avvenuta, può aumentare fino a 2000-3000ml . Un uomo normale respira circa 16 volte al minuto, mentre la donna respira un po’ meno; un bambino appena nato, invece, respira 60-70 volte al minuto. Nel nostro organismo, affinché la respirazione funzioni, deve essere presente nel sangue una certa percentuale di anidride carbonica che stimola la respirazione e chiama ossigeno nel corpo. Nel caso in cui l’anidride carbonica presente nell’aria dovesse aumentare e superare il 9%, si verificherebbero velocemente dei problemi respiratori anche gravi.

Le Vitamine

In questo articolo vengono approfondite le differenze tra vitamine liposolubili ed idrosolubili, considerandone il fabbisogno giornaliero che uno sportivo necessita.

Inoltre, è presente anche un breve trattato sulla formazione dei radicali liberi e dei danni muscolari ad essi connessi. I radicali liberi sono una minaccia che lo sportivo non deve sottovalutare.

Gli atleti hanno l’esigenza di ottimizzare l’alimentazione quotidiana in modo da avere energia supplementare per l’allenamento, come anche i nutrienti necessari per i processi di costruzione e riparazione dei corpo.

L’alimentazione per un miglior rendimento sportivo non riguarda soltanto ciò che si mangia prima o dopo l’esercizio fisico che avete prodotto. Ogni giorno bisogna mangiare una varietà di alimenti che forniscano i nutrienti essenziali e l’energia necessaria per espletare le normali attività quotidiane. In quanto atleti però, si ha l’esi­genza di ottimizzare l’alimentazione quotidiana in modo da avere energia supplementare per l’esercizio, come anche i nutrienti necessari per i processi di costruzione e riparazione del corpo. Ci sono sei categorie di nutrienti di cui il corpo ha bisogno per sopravvivere: i quattro nutrienti base noti anche come macronutrienti sono l’acqua, i carboidrati, i grassi, e le proteine, oltre le due classi di micronutrienti che sono le vitamine ed i sali minerali. Per raggiungere quindi il massimo rendimento, tanto nelle attività quotidiane quanto in un programma di training, è necessario introdurre nell’alimentazione le forme più sane di questi nutrienti cercando di mantenere sempre l’equilibrio di macro e micronutrienti più adatto al vostro stile di vita ed al tipo di attività fisica svolta. Purtroppo la tipica alimentazione occidentale comprende quantità eccessive di grassi saturi ed un’eccessiva percentuale di zuccheri semplici. Dobbiamo quindi cercare di aumentare l’assunzione di acidi grassi “buoni”, e diminuire al contempo il consumo di alimenti trattati industrialmente che risultano ricchi di zucchero e poveri di nutrienti essenziali. Quotidianamente i carboidrati, i grassi e le proteine ci forniscono energia per svolgere le nostre attività quotidiane e per le funzioni di conservazione e di ricostruzione del tessuto muscolare oltre che al nostro sistema osteoarticolare. Per ottenere un adeguato apporto di questi macronutrienti, si dovrebbe assumere il 60% di calorie provenienti dai carboidrati, il 25% dai grassi e il 15% dalle proteine. Chi pratica attività sportive, vedrà il proprio fabbisogno aumentare, per cui saranno necessarie maggiori quantità di macronutrienti, prestando bene attenzione all’assunzione di proteine, in modo da bilanciare parte della scomposizione delle proteine che avviene durante l’esercizio fisico. Questo potrebbe essere ottenuto utilizzando integratori proteici nella dieta, soprattutto quelli a basso contenuto di scorie azotate che appesantiscono la funzione renale. Come appare bene evidente la corretta assunzione di macronutrienti è fondamentale per raggiungere e mantenere un buono stato di salute, così come lo sono altrettanto i micronutrienti, vitamine e sali minerali. Questi sono necessari in quantità minime ma sono fonda­mentali per un rendimento ottimale di tutte le nostre funzioni. Questi agiscono da cofattori, ovvero essi devono essere presenti affinché altre sostanze e fattori possano svolgere le loro molteplici e diverse funzioni: sono come le microscopiche viti che consentono agli ingranaggi del nostro orologio di girare e farlo funzionare. Quindi come cofattori sono coinvolti nella produzione di energia, nel trasporto dell’ossigeno, vero elemento vitale dell’uomo, nell’azione muscolare e nella crescita. Rappresentano anche importanti componenti strutturali, oltre al fatto che alcuni tipi di vitamine e di minerali svolgono attività antiossidante, proteggendo organi, apparati e tessuti dal danno dei radicali liberi. Emerge a questo punto quanto delicato e composito risulti articolare una buona alimentazione e l’uso degli integratori non rappresenta una scorciatoia alla soluzione del problema, anche perché non è molto agevole sapere se si assumono vitamine e sali minerali nelle quantità adeguate per garantirsi un buono stato di salute. Per avere la garanzia di soddisfare i fabbisogni di una salute ed un rendimento ottimale è consigliabile seguire un sistema di raccomandazioni alimentari chiamato PDI (Performance Daily Intakes) o Dosi Giornaliere per il Rendimento indicate specialmente per gli sportivi che compensano il maggiore fabbisogno nutritivo che gli atleti hanno rispetto ai non atleti.

Che cosa sono le vitamine

Per soddisfare i bisogni e ottenere un rendimento ottimale si consiglia di seguire il sistema alimentare PDI Performance Daily Intakes – o Dosi Giornaliere per il Rendimento. Le vitamine sono a composti organici che regolano e facilitano milioni di reazioni chimiche che avvengono nel corpo. Non forniscono energia al corpo di per se, ma aiutano la scomposizione dei macronutrienti per produrre energia. Il corpo non è in grado di produrre da solo le vitamine, o quanto meno non in quantità sufficienti, per cui occorre recuperarle dal cibo o dagli integratori. Le tredici vitamine essenziali si dividono in due, gruppi. Un gruppo consiste nelle vitamine liposolubili, che il corpo è in grado di assorbire ed immagazzinare per settimane o mesi nel tessuto adiposo. Il secondo gruppo consiste nelle vitamine idrosolubili, che si trovano nei liquidi corporei, e devono essere integrate ogni giorno perché vengono escrete rapidamente.

LE VITAMINE LIPOSOLUBILI

Le vitamine A,D,E e K sono vitamine liposolubili che il fegato ed i tessuti adiposi immagazzinano finché il corpo non ne ha bisogno. Queste sostanze per essere veicolate ed assorbite richiedono la presenza di grassi nella dieta. La carenza di tali vitamine si riscontra soprattutto in quei soggetti che seguono una dieta povera di grassi. Inoltre occorre essere molto cauti con le integrazioni di queste vitamine tramite integratori, perché quando assunte in eccesso, possono raggiungere livelli tossici, data la foro capacità di accumulo proprio nelle cellule adipose.

La vitamina A


La vitamina A è importante per i suoi effetti positivi sulla vista. Risulta necessaria per la crescita e lo sviluppo cellulare, per il mantenimento e l’integrità dei tessuti epiteliali, che costituiscono la pelle e le cellule che rivestono i tratti respiratori e digerente. Agisce inoltre sulla formazione delle ossa e dei denti ed è fondamentale per il mantenimento in efficienza dei sistema immunitario. Buone fonti di vitamina A sono il fegato, l’olio di fegato di pesce, il rosso d’uovo, il latte intero e derivati come burro, panna e margarina. La vitamina A può essere convertita nel nostro organismo dai carotenoidi, composti chimici che si trovano nel pigmento delle piante rosse e gialle. il più famoso è il betacarotene. che svolge un’azione antiossidante che neutralizza i radicali liberi e i danni da essi provocati.

La PDI di vitamina A varia dalle 5.000 alle 25.000 IU (Unità Internazionali). Per il betacarotene, la PDI può andare dalle 15.000 alle 60.000 IU per gli atleti non impegnati in attività di resistenza, mentre può salire dalle 20.000 alle 80.000 IU per gli atleti impegnati in attività atletiche di resistenza.

La vitamina D


Questo composto favorisce l’assorbimento dei calcio ed il fosforo, che rappresentano due dei fondamentali componenti dei tessuto osseo. Si ritiene che la vitamina D migliori la forza muscolare e anch’essa migliora il funzionamento dei sistema immunitario. La PDI di vitamina D va dalle 400 alle 1000 IU e si trova in alimenti quali: uova, burro, fegato e in alcuni tipi di pesce come aringhe, sgombro, sardine, salmone e gamberi. Anche il latte arricchito con vitamina D è, ovviamente, una buona fonte alimentare.

 

La vitamina E


E’ fondamentalmente un antiossidante e quindi molto importante nel proteggerci dai danni dei radicali liberi. Interviene nei processi di riparazione dei tessuti, in quanto è uno dei fattori di regolazione della coagulazione dei sangue. Le fonti sono rappresentate dagli oli di soia, di mais, di semi di cotone. La vitamina E si trova in quantità sufficienti nelle verdure a foglia verde, nei legumi, nelle noci e nei cereali integrali. La PDI di vitamina E per gli atleti varia dalle 200 alle 1.000 IU.

 

La vitamina K

La vitamina K è un composto fondamentale perché è necessario per la sintesi della protrombina, una proteina cardine dei processo di coagulazione dei sangue. Gli alimenti ricchi di vitamina K sono le verdure a foglia verde, gli asparagi, i broccoli e i cavoli, mentre latte e derivati, uova, cereali e frutta ne contengono una piccola quantità. La PDI va dagli 80 ai 180 microgrammi per persone che praticano attività fisica.

 

LE VITAMINE IDROSOLUBILI

Le vitamine B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (niacina), 85 (acido pantoteni­co), B6 (piridossina), B12 (cobalamina) e C (acido ascorbico), l’acido folico e la biotina sono tutte vitamine idrosolubili. Questo significa che il nostro organismo assorbe con facilità questi microcomposti, ma con altrettanta facilità vengono escreti rapidamente con le urine, non si riesce ad immagazzinarli in quantità sufficienti ed è per questo motivo che è importante assumerne dosi adeguate quotidianamente.

 

Il complesso vitaminico B

Le vitamine appartenenti al gruppo B sono importanti coenzimi, ossia cofattori o elementi che consentono agli enzimi di svolgere le loro funzioni, come l’utilizzazione dei carboidrati, i grassi e le proteine per produrre energia.

 

CONOSCIAMOLI MEGLIO
Radicali liberi, i killer delle cellula Radicali liberi

Di recente molti studi si sono concentrati sul rapporto tra la formazione di radicali liberi e i danni muscolari ad essi connessi. Cerchiamo prima di tutto di spiegare cosa sono i radicali liberi: questi si formano come normale conseguenza dei processi metabolici dell’organismo, e possono essere causati anche da fattori ambientali come l’inquinamento e le radiazioni. Tuttavia sarete sorpresi nello scoprire che anche l’esercizio fisico è associato alla formazione di radicali liberi. Cosa sono dunque queste molecole, e quale è la minaccia che rappresentano per l’atleta?

Tutte le cellule dei corpo sono composte da atomi che, a loro volta, contengono coppie di particelle chiamate elettroni. Quando ciascun elettrone di un atomo è accoppiato con un altro elettrone, si parla di atomo stabile. Un radicale libero è un atomo, o un gruppo di atomi (molecola), privo di un elettrone, e viene considerato un elemento molto instabile. Per ritrovare il proprio equilibrio, il radicale libero si attiva per cercare di sottrarre un elettrone ad un altro elettrone. Queste molecole sono note anche come ossidanti perché di solito è l’atomo di ossigeno che perde un elettrone e che quindi sottrae elettroni di altre molecole. Il danno da radicali liberi viene perciò anche chiamato stress ossidativo. E’ stato dimostrato che attività aerobiche a lungo termine, come la corsa, il ciclismo o lo sci di fondo, aumentano la produzione di queste molecole molto instabili. I danni che queste molecole possono determinare sono soprattutto a carico delle membrane delle cellule con le quali vengono a contatto; esse possono essere cellule del sangue o di organi o apparati, come ad esempio l’apparato vascolare dove il danno determinato sulle cellule endoteliali (le cellule che circondano i vasi) può essere considerato propedeutico ai danni cardiovascolari. Inoltre attaccano le pareti delle cellule muscolari e dei mitocondri (piccoli organelli intracellulari che sono fondamentali nella produzione di energia), dove provocano la scomposizione delle proteine e sono anche, almeno in parte, responsabili delle infiammazioni e del dolore muscolare, tutte condizioni che contribuiscono a ridurre la resistenza.

Le ricerche hanno dimostrato che gli antiossidanti possono essere elementi fondamentali nel ridurre il dolore muscolare post esercizio e limitare i danni dello stress ossidativo. Le vitamine e nutrienti simili alle vitamine possono neutralizzare l’azione dei radicali liberi. La vitamina E e la vitamina C sono tra i più noti ed efficienti antiossidanti.

A cura di SPORT & MEDICINA
www.sportmedicina.com
autore: Fausto Spagnoli (Unità Endocrino Metabolica)
da “SPORT E SALUTE” (Anno I, numero 2 – Novembre 2004)

La disidratazione, il rischio di chi pratica sport durante la stagione calda

L’Estate è arrivata e il caldo aumenta… Chi pratica sport come si deve comportare?

E’ arrivata l’estate e, come ogni anno, le previsione delle temperature che caratterizzeranno le prossime settimane assumono toni allarmanti. Campagne di sensibilizzazione per la prevenzione dei colpi di calore invadono i mezzi di informazione. La prima indicazione è bere tanto, bere anche se non si avverte la sete, bere oltre la sete.

Bere favorisce la dispersione del calore ed il mantenimento della temperatura corporea.

Oltre i liquidi è necessario integrare la razione alimentare con abbondanti porzioni di frutta, ortaggi e verdure fresche di stagione, che contengono tutte le sostanze ed i nutrienti necessari per contrastare gli effetti del caldo eccessivo.

Infine, cercare di passare un certo numero di ore al giorno in ambienti freschi: l’organismo avvertirà il beneficio di una adeguata escursione termica. Queste poche regole garantiscono il risultato per tutta la popolazione in generale, ma il popolo dello sport come si deve comportare? Fermo restando per tutti l’importanza di arrivare correttamente idratati e nutriti alla prestazione sportiva, è bene evitare di svolgere la propria attività nelle ore più calde della giornata, specie se all’aperto e se si tratta di sportivi amatoriali; e, naturalmente, bere durante l’attività.

Ma bere cosa? L’offerta di acque, di bevande in generale e di bevande “per lo sport” è in continuo aumento. Cosa scegliere?

Nella stragrande maggioranza dei casi l’acqua fresca è la bevanda ideale alla temperatura di 4-7°C.

Ma, per contrastare il rischio di disidratazione, è lecito ricorrere anche a bevande che possono risultare più gradevoli al palato, tenendo sempre in considerazione l’apporto calorico eventualmente contenuto e l’eventuale presenza di sostanze stimolanti (caffeina, etc..).

Diverso è l’approccio per coloro che svolgono attività agonistiche.

La perdita di liquidi, con conseguente produzione di sudore, aumenta con l’intensità dell’esercizio fino ad 1,5-2l all’ora, con punte di 2-4l in soggetti particolarmente allenati che raggiungono elevati livelli di intensità di lavoro muscolare. Per contro, va considerato che, l’assunzione spontanea di liquidi durante un esercizio intenso, non riesce a coprire oltre il 50% delle perdite.

Le pratiche sportive che risentono maggiormente della perdita di liquidi sono quelle di resistenza (prevalentemente aerobiche e, comunque, prolungate nel tempo) con durata superiore alle due ore. Per queste discipline, specie se praticate in condizioni climatiche a temperatura ed umidità elevata, anche la sola assunzione di acqua, in grande quantità, potrebbe comportare “iperidratazione”, associata ad una riduzione del sodio ematico, ossia, una ritenzione idrica che avrebbe, come conseguenza, la non corretta idratazione dei tessuti, con perdite eccessive di sodio e conseguente predisposizione al collasso.

I fattori che possono causare la condizione sopra descritta sono, ad esempio, il clima particolarmente caldo associato ad elevata umidità; l’appartenenza al sesso femminile (per una maggior quantità di acqua presente nei tessuti nella donna) ed altri fattori che possono influire sulla prestazione.

In questi casi, il consumo di soluzione con maltodestrine ed elettroliti durante l’esercizio, aiuta a mantenere la corretta idratazione ed a prevenire l’iposodiemia.

Verifiche sulla distribuzione corporea dei liquidi suggeriscono che, durante la pratica di un’attività di resistenza prolungata oltre le due ore, in condizioni di alta temperatura, le elevate perdite di liquidi risultano maggiormente controllate dall’ingestione di bevande con elettroliti che non dalla semplice assunzione di acqua.

Infatti, anche se l’introduzione di sola e semplice acqua durante l’esercizio riduce, evidentemente, la perdita di liquidi, l’aggiunta di elettroliti in proporzioni adeguate, oltre a ridurre ulteriormente la perdita di liquidi totali, minimizzerà la perdita di fluidi intracellulari, migliorando sensibilmente le condizioni di idratazione che favoriscono la prestazione sportiva. Anche se le condizioni descritte rappresentano situazioni estreme, l’ideale sarebbe che ogni atleta professionista “confezionasse” la propria bevanda, con un aiuto di uno specialista secondo le esigenze personali dettate dalle caratteristiche individuali, il tipo di allenamento e l’impatto ambientale sulla sudorazione e lo stress da calore.

Inutile sottolineare che comportamenti estremi, come la drastica riduzione dell’introito di liquidi durante alcuni periodi di allenamento – per il raggiungimento di chissà quali chimere – è assolutamente da evitare sempre, a maggior ragione in estate.

 

Francesco Crisafulli,
Personal Trainer e 2 volte campione Italiano F.I.P.C.F. CONI.

Gli aminoacidi essenziali (EAA) questi sconosciuti

Sono definiti essenziali quegli aminoacidi che l’organismo umano non riesce a sintetizzare in quantità sufficiente per far fronte ai propri bisogni. Per l’adulto sono otto e più precisamente: fenilalanina, isoleucina, lisina, leucina, metionina, treonina, triptofano e valina, quindi i BCAA a differenza della Glutammina, sono anche aminoacidi essenziali.

A quanto ho potuto constatare, il mercato è insolitamente scevro di questo prodotto che è tuttavia ottimo (per non parlare del rarissimo kr+ala, ma questa è un’altra storia… N.d.R.), e quando mi sono messo alla ricerca di studi che confermassero le mie impressioni, mi sono trovato davanti a qualcosa di molto incoraggiante, così mi accingo prontamente a condividere le mie nozioni su questo articolo.

Alla Charles Strurt University australiana hanno fatto uno studio; scopo di tale trial era cercare di capire la correlazione che c’è tra l’ingestione di carboidrati liquidi e l’ingestione degli EAA, assunti singolarmente o in associazione, su parametri quali risposta ormonale e degradazione della proteina miofibrillare (usando l’escrezione della 3-metilistidina [3-MH] come marker).

32 maschi di età compresa tra i 18 e i 29 anni hanno eseguito una singola sessione di pesi (full body) con schema 3×10 al 75%1RM, 1 minuto di pausa tra una serie e l’altra; durante il workout, a 8 canditati è stata somministrata una soluzione liquida al 6% di carboidrati (gruppo C), ad altri 8 è stata somministrata una mistura di 6gr di EAA, ad altri 8 una combinazione dei due precedenti (C+EAA) e agli ultimi 8 un placebo.

60 minuti dopo l’allenamento il gruppo a placebo ha esibito un innalzamento dei livelli di cortisolo (certo che si!! N.d.R.) del 105% senza alcun cambiamento nelle concentrazioni plasmatiche di glucosio o insulina; il gruppo C e il gruppo C+EAA hanno manifestato un decremento della cortisolemia rispettivamente dell 11% e del 7%, ma per quanto riguarda la degradazione della proteina miofibrillare ci sono state notevoli e interessanti differenze:

l’ingestione di EAA o C hanno attenuato l’escrezione della 3-MH 48 ore dopo la sessione di allenamento, e questa risposta si è manifestata ancor più marcata in somministrazione combinata C+EAA (riduzione del 27% dell’escrezione della 3-MH) e naturalmente il gruppo a placebo ha invece manifestato un incremento del 56% dell’escrezione del sopramenzionato marker. Questi dati ci hanno dimostrato che la combinazione C+EAA non solo ha un diretto effetto soppressivo sul cortisolo, ma inibisce direttamente la degradazione delle proteine miofibrillari.

L’unica nota negativa, devo riconoscerlo, è che gli EAA puri hanno un saporaccio e una puzza davvero terribile, quindi l’ideale è acquistare una di quelle opercolatrici manuali e incapsulare gli opercoli da un grammo l’uno, comunque sia personalmente non vado al risparmio: durante il WO disciolgo in 2L di acqua, uno-due dita di latte di mandorla , 10gr di EAA in polvere e 10gr di BCAA in polvere, poi aggiungo o palatinosio o vitargo secondo le esigenze. In questo modo riesco ad assumere grandi quantità di aminoacidi senza far penare il mio stomaco e il mio palato. A proposito, date alle polveri il tempo per disciogliersi completamente (preparate la mistura almeno 2 ore prima).

Nel prossimo articolo vi mostrerò degli studi che confermano un diretto, complesso, ma ancora non del tutto chiarito effetto “ergogenico” dei BCAA (cosa che spiegherebbe almeno in parte l’efficacia degli EAA) e proveremo a smentire l’efficacia di altri integratori quali la glutammina. Inoltre proveremo a capire cosa è meglio assumere nel post WO ai fini del recupero muscolare.

Al prossimo articolo allora.

 

 

Liquid carbohydrate/essential amino acid ingestion during a short-term bout of resistance exercise suppresses myofibrillar protein degradation.Bird SP, Tarpenning KM, Marino FE.

School of Human Movement Studies, Charles Sturt University, Bathurst, NSW 2795, Australia.

Un rigraziamento speciale
all’ autore e redattore dell’ articolo: Enrico De Stefani